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SPID! Allacciatevi la cintura!


Nome utente non corretto, registrazione fallita, dati di accesso errati, autenticazione non riuscita, call-center non operativo. Sono solo alcune delle disavventure capitate durante la procedura di accreditamento per l’identità digitale. Leggendo questi post ho ripensato a Charles Sanders Peirce. Sarà la mia deformazione professionale di linguista, prima ancora che di prof, ma i lavori di Peirce sembrano avere una certa attinenza con la comprensione e l’analisi non solo delle forme attuali di comunicazione (in particolare la definizione dei diversi tipi di rapporto che il significante intrattiene con il significato, e che Peirce chiama indice, icona e simbolo) ma con i cambiamenti che stanno investendo la nostra società e il nostro ruolo di docenti. I simboli sono costantemente in crescita, basti pensare alla quantità di PIN che ogni giorno siamo costretti a ricordare, e che vanno dalla SIM card del cellulare al bancomat. Dovunque ci spostiamo, qualunque cosa facciamo, siamo sempre e solo identificati da un numero: nei concorsi, dal salumiere, all’università. E la lingua non si sottrae a questa tendenza: pur essendo forte l’esigenza di trasparenza, le forme linguistiche tendono a una dimensione simbolica destinata a crescere sempre di più. Ne è un esempio la quantità di sigle, acronimi, abbreviazioni, che incentivati dalla diffusione delle moderne tecnologie, oscurano la trasparenza delle parole. Così la sigla SPID invade i gruppi Facebook, disorienta, diffonde il panico. Meno male che c’è Google, e allora digitiamo la parola nel motore di ricerca per scoprire che SPID significa Sistema Pubblico di Identità Digitale. È l’impatto del numerico e della dematerializzazione nella nostra vita con il paradosso che SPID, invece di semplificarcela azzerando decine di password, chiavi e codici, ce la sta solo complicando con procedure infinite, attese di chiamate, verifiche di dati e mail che non arrivano mai. Perciò «Allacciati la cintura, Alice, che adesso di meraviglie ne vedrai un bel po’».


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